E però in questo senso si può dire, che le nostre idee sono nella memoria, benché a parlar propriamente elle non sieno in parte alcuna. Forse volle dire, che essendo le nostre percezioni & idee impresse nell'anima nostra, sostanza indivisibile, perciò propriamente non sono in parte alcuna. Se noi dunque chiediamo al Locke, se si dia la fantasia, o vogliam dire l'immaginazione fin qui da noi descritta, egli non risponde, egli non ne parla. Solamente scrive, che l'incumbenza della memoria è di somministrare all'anima le idee dormigliose, di cui essa è depositaria, allorché essa anima ne abbisogna; e che nell'aver la memoria pronte al bisogno tali idee, consiste ciò, che noi appelliamo invenzione, immaginazione, e vivacità di spirito, o sia di anima. Sicché avendo egli già situato il serbatojo delle idee nell'anima, non dovette per conseguente riconoscere nella parte corporea, o sia nel cerebro nostro alcuna facoltà immaginatrice, da noi appellata fantasia, la qual serva alla mente per raccogliere secondo il bisogno le idee ivi riposte. E pure in dicendo, che la memoria somministra all'anima le idee dormigliose, egli sembra distinguere sostanzialmente l'una dall'altra. Quanto a me non ho preso in questa operetta ad entrare in dispute ex professo di cose peraltro scure, e delle quali non è da sperar mai un'idea tanto chiara, che appaghi, e convinca, con rimuovere tutte le tenebre e difficultà di chi può opporre un neo ad ogni nostra ragione. Il supporre, come io faccio, la fantasia un luogo, che ritiene le idee, posto nella parte corporea del capo nostro, e non già nell'anima stessa, o vogliam dire nell'intelletto, questa è sentenza comune oggidì, proposta ed approvata da i più sperti ed insigni filosofi.
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Locke
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