E però passiamo innanzi.
La cagione de i sogni ad altro verisimilmente non si può attribuire, se non al trovarsi la fantasia, allorché dormiamo, come in sua balìa, stante il riposo o sia il legamento, che allora succede dell'anima e de i sensi. Gli spiriti del sangue circolante per le cellette del cerebro, commuovono allora i fantasmi, confitti ne' varj strati e nelle piegature d'esso cerebro; onde vengono a formarsi varie scene, ora regolate, ma per lo più sregolate, e senza connessione veruna, che i vasi dell'orina piena, e che anche gli spiriti de' vasi spermatici abbiano forza di svegliar certe immagini nel cerebro di chi dorme, la sperienza lo fa frequentemente conoscere. Han creduto alcuni, e fra gli altri Aristotele, che i sogni sieno una ripetizione, o più tosto una continuazione di quel, che si è pensato nel giorno innanzi. Ma la sperienza è in contrario. Qualora la fantasia si truova agitata, e per così dire impegnata forte in alcuno affare di premura pel continuo pensare e ripensare dell'anima nostra, come di una lite, di un matrimonio, di un'offesa ricevuta, di un grosso guadagno, di qualche gran perdita, e simili: facile è, che tornino que' medesimi fantasmi a farsi veder la notte seguente a chi sogna. Ma ordinariamente accade, che allora ci pare di vedere innumerabili oggetti, a' quali non si è fatta di gran tempo riflessione alcuna. Anzi si svegliano fantasmi di persone e luoghi, veduti trenta ed anche quaranta anni prima, che li avreste detti svaniti dalla memoria.
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Aristotele
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