Svegliato lo scrissi tosto; e per quanto cercassi nella mia memoria, se mai avessi, o fatto altra volta o letto in alcun autore quel verso, non poté sovvenirmi cosa alcuna. Ed erano ben moltissimi anni, ch'io non avea composto versi latini. Noi non possiamo mai figurarci nella fantasia, che è potenza materiale, l'abilità e forza di concentrare avvenimenti ben filati, e ragionamenti ben pensati, e molto meno di far versi. Conseguentemente la mente ha da mettersi anch'ella per attrice nei sogni. Ma se ciò è, onde poi avviene, che per lo più nel nostro sognare accadono tanti spropositi, tante scene ridicole, e ci par di volare, di passare sopra fiumi a piede asciutto? Supponendo noi la mente mischiata in quelle sregolate commedie, come mai ella non frena la spropositata fantasia? Come sembra allora a noi, cioè ad essa mente, che azioni tali sieno vere? E se ne dubita (il che veramente qualche volta accade) non è poi da tanto liberarsi dall'inganno; anzi talvolta ci sembrano così vere le cose sognate, che anche svegliati stiamo un pezzo a deporre quella vana credenza, e a riconoscere la falsità di quei fantasmi. Sicché torna sempre in piedi la difficoltà primiera, cioè come possano intervenire tanti ridicoli errori ed inganni, dove ha luogo la mente, potenza che ha sì grande autorità sopra la fantasia, e sa raziocinare, e sa nella vigilia scoprire, se gli oggetti, che a lei si presentano, contengano verità, o bugia.
Intorno a ciò a mio credere si dee considerare aver Dio unite nel capo dell'uomo vivente le due sopra descritte potenze, cioè l'anima ragionevole (la cui principale facoltà è la mente) e la fantasia; quella spirituale, questa materiale.
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Dio
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