Unicamente ella guarda quelle idee, che la fantasia mossa commuove, senza aspettarne ordine alcuno dalla volontà dell'anima. Ne abbiamo una chiara prova. Se vegliando noi ci vedessimo comparir davanti nostro padre, un amico, un parente, già defunti, e della morte de i quali siam più che certi: ci si arriccierebbono i capelli; l'orrore e la paura sarebbero incredibili. Tornate ora a chi sogna. Verrà allora davanti alla mente l'immagine del padre, o dell'amico, o del parente, benché non sieno più viventi: pure non ne faremo maraviglia alcuna, non ne risentiremo verun timore, né pure ci sovverrà, che quella persona sia passata all'altra vita. E perché? Perché la fantasia ci rappresenta solamente quell'idea, che ne formammo, e che tante volte ci fu picchiata in capo, quando erano in vita; né ci lascia veder l'altra, che ricevemmo alla lor morte, e durò pochissimo tempo. A me è accaduto, rarissime volte nondimeno, di veder sognando persona defunta, e di aver fatto qualche poco di riflessione dubbiosa di averla veduta morta, ma senza passar oltre per chiarir quel dubbio, e con seguitare a riguardarla placidamente come viva. Segno è questo, che l'anima allora non può esaminar le cose, non combinarle con altre idee, cioè non ha in moto le forze del giudizio. Mi è avvenuto ancora di veder persone a me note a cavallo corbettar per l'aria, senza che io punto me ne maravigliassi, come pure avrei dovuto fare, se la mente avesse coll'uso del giudizio considerato un sì strano spettacolo, diverso dall'Ippogrifo dell'Ariosto.
| |
Ippogrifo Ariosto
|