Adunque in sogni tali sarà molto da attribuire alla mente; e perciò l'assistenza sua non si dee restringere ad una semplice apprensione. Per altro convien ripetere la reciproca forza della mente e della fantasia, per cui ora l'una, ora l'altra divien predominante, con obbligar la più debole a tenerle dietro. Vi diranno gl'innamorati di qualche persona, o i perduti dietro all'acquisto della roba, che anche vegliando non possono non menare a spasso, come si suol dire, il loro cervello. Cioè la lor fantasia trasporta la mente a pensare a quell'oggetto amato, o pure ad un gran guadagno o tesoro, con figurare a sé stessa accidenti gustosi, col concertare interrogazioni e risposte, che infine son tutte idee vane e finzioni, alla falsità e insussistenza delle quali non bada allora l'anima; e può solamente riconoscerla, da che la mente alzandosi sopra la fantasia, e tornata per così dire in sé, scuopre quali delirj le facea commettere l'altra potenza. Sogni di chi veglia noi sogliam chiamare queste scappate della nostra fantasia. Tanto più questo accade nel sogno. Mancante allora la mente del libero esercizio della volontà e del giudizio, divien allora come serva della fantasia, unendosi seco a mettere in azione e in ragionamenti quelle figurette, ma senza poter discernere il vero o il falso di quel romanzo; il che è riserbato all'anima di fare subito che con cessare il sonno, essa libera da quei ceppi, ripiglia la sua autorità e avvedutezza. Noi vedremo fra poco essere l'anima costretta a far ben peggio nei deliranti, ne i pazzi, negli ubbriachi.
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