Se ciò però accada a tutti i nottamboli, nol so dire.
Fra gli altri casi spezialmente merita attenzione uno assai circonstanziato, che vien riferito dal signor Vigneul Marville nel secondo tomo du Melange di histoire & de letterat. Perché egli stesso ne fu testimonio, voglio riferirlo colle medesime sue parole tradotte dal franzese. Un mio amico, dice egli, mi aveva invitato a passar le vacanze ad una sua bella casa nel paese della Brie, che si chiamava una volta il Paradiso dei Partigiani. Vi trovai buona compagnia e persone di distinzione. Fra l'altre un gentiluomo italiano appellato il signore Agostino Torari (forse è scorretto questo cognome) che era sonnambolo, cioè, che faceva dormendo le azioni ordinarie della vita, che si fanno vegliando. Parea avere non di più di trenta anni, uomo secco, nero di uno spirito freddo, ma penetrante, e capace di scienze più astruse. Gli eccessi del suo sregolamento il prendevano ordinariamente nel calar della luna, e più forte nell'autunno e verno, che nella state. Io aveva una somma curiosità di vedere ciò, che se ne raccontava; e perciò mi accordai col suo cameriere, il quale me ne diceva delle maraviglie, promettendo di avvisarmi, allorché egli fosse per fare questo galante essercizio. Una sera sul fine di ottobre dopo cena ci mettemmo a giocare a varj giuochi. Il signor Agostino giocò al pari degli altri, poi si ritirò, e andò a letto. Un'ora avanti mezza notte il cameriere venne a dirci, che il suo padrone sarebbe sonnambolo quella notte, e che venissimo a vederlo ed osservarlo.
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