Ma non per questo ci riuscirà nelle folte tenebre, per quanto si aprano gli occhi, di mirar quella torre, palagio, portico, via, né di distinguere in essa gli oggetti; perché, siccome dicemmo, nella fantasia appariscono irradiate le immagini de i corpi da noi già veduti, e in quel gabinetto l'anima le contempla. Ma fuori del gabinetto non esce la luce; e i corpi reali, se sono affatto ottenebrati, non possono tramandare ai nostri occhi raggio alcuno, che ce li faccia discernere. Resterebbe dunque da dire, che quantunque i nottamboli non abbiano in quello stato forza visiva, facciano nondimeno le loro azioni nelle tenebre colla forza della memoria. Cioè l'anima fissamente mirando nel cerebro le idee usuali de i corpi, e della lor situazione, e de i luoghi, pe i quali si è tante volte camminato, regoli a norma di esse la direzion de i passi, ed ogni altra sua azione. In fatti se costoro s'incontrano in qualche corpo non solito a trovarsi per quei luoghi, vi urtano dentro, e talvolta cadono in precipizj. Galeno stesso confessa di aver dormendo fatto il viaggio di uno stadio, ed essersi destato, perché inciampò in un sasso. Cento venticinque passi formavano allora uno stadio. Sempre nondimeno dovrebbe parer cosa maravigliosa, quanto di sopra abbiamo inteso di quel signore Agostino, che tante azioni facea con tanta franchezza. Non le faremmo noi nella scura notte, benché svegliatissimi, e colla mente ben attenta a tutti i movimenti. Potrebbe anche dire, procedere la lor franchezza, perché gli addormentati camminando per le vie note, e operando cose, alle quali sono tanto accostumati, non han timore, né fanno esame, né apprendono alcun pericolo, e però si lasciano condurre dalle immagini della fantasia.
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Agostino
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