Abbiamo anche un'altra più recente descrizione delle stravaganti scene di questo sonnambolo, fatta e stampata nel 1744 dal dottore Giovan-Maria Pigatti vicentino, e dedicata al celebre e chiarissimo sig. abbate Conti, cioè a chi forse è per esaminar questa materia coi migliori microscopj della filosofia.
A me restava tuttavia qualche dubbio intorno a questo sonnambolo, dopo aver veduto fatte da lui alcune azioni, alle quali potrebbe essere stato ajutato o dalla luce del giorno, o dal lume della lanterna di chi gli teneva dietro, o dal barlume delle stelle. L'Etmullero scrive, che i nottamboli operano clausis oculis, ma con ammettere altri operanti oculis conniventibus. Tutto, secondo me, il mirabile di costoro si riduce al sapere, se veramente, oltre al dormire, tengano gli occhi ben chiusi, o tenendoli aperti, come nel primo esempio, pure per essi non sia portata la luce degli oggetti al cerebro loro. Perciocché se punto apparisse, che la virtù visiva secondasse le loro azioni, cesserebbe ogni meraviglia. Avendone io perciò scritto al sig. Reghellini, mi confermò egli, che il giovane vicentino opera ad occhi chiusi, con aggiungere di aver fatto la pruova di accostargli una candela accesa in vicinanza degli occhi, senza aver veduto segno alcuno nelle chiuse di lui palpebre, onde credere si potesse che quegli apprendesse il lume. Aggiunge di averlo più volte osservato discendere per le scale, ed anche correndo, senza che vi fosse alcun lume, di modo che parea impossibile, che non dovesse precipitar dalle stesse.
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Giovan-Maria Pigatti Conti Etmullero
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