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      Quel che è più notabile, molte volte ancora francamente calava in cantina per una scala affatto scura ed irregolare. Le azioni sue per lo più nel principio non lo son molto franche, perché tocca ora in un luogo, ora in un altro; e poscia opera aggiustatamente. Che non vegga lume, si può anche dedurre dall'esser egli uscito una volta di una camera a terreno, e quantunque vi fosse lume, urtò in un castrone, che passeggiavali davanti, e cadendo in terra si fece un tumore nella fronte. Ho provato (seguita egli a dire) di chiudergli la porta della camera, onde era uscito addormentato; e volendo egli rientrarvi, in essa andava ad urtar colla testa, sforzandosi poi dopo qualche toccamento di aprirla. In quello stato abbenché sia chiamato ad alta voce; non ode; ma bensì è pronto a rivolgersi e a dibattersi qua e là, quando si sente toccato da taluno. Trovandosi in luogo, del quale non possa aver avuto, quando era svegliato, distinta idea, dappoiché ha toccato colle mani le cose vicine, opera confusamente, né dà a dividere ivi movimento alcuno regolato, siccome per lo contrario nei luoghi, de i quali ha una distinta e chiara idea, opera con gran possesso, e senza confusione. E il signor Pigatti scrive che, volendo costui nella notte del dì 15 di marzo uscire all'anticamera, durò molta fatica prima d'imboccar la porta: cosa che per l'addietro non gli era mai accaduta. Finalmente il signor Reghellini aggiunge, aver questo sonnambolo un picciolo figliuolo, che parla dormendo, e talvolta si leva in piedi, e molte cose chiede alla madre con ordine di fanciullesco discorso.


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Della forza della fantasia umana
di Ludovico Antonio Muratori
Editore Pasquali Venezia
1745 pagine 212

   





Pigatti Reghellini