Così il signor Reghellini. Ho io ancora parlato con chi in età giovanile era soggetto a questo bizzarro fenomeno, ed inteso, che entro la lor camera faceano francamente tutte le funzioni usate, come quando vegliavano. Ma se per avventura venivano svegliati, restavano confusi, né sapeano truovar la via per ricondursi a letto.
Ora posto come punto accertato, che le operazioni de i sonnamboli si facciano ad occhi ben chiusi; o se aperti, nulla nondimeno operanti per informar la fantasia e la mente degli oggetti esterni: conviene per necessità riferire la direzion de' loro movimenti ed azioni ad un principio interno, cioè alla mente, o sia all'anima, ovvero alla fantasia. Che la mente vi assista (torno a dirlo) non si può negare: ma senza poter ella esercitare allora tutte le sue forze, cioè quelle del giudizio. Con isvegliar la persona, allora vien rimessa la mente nel suo libero esercizio: e conoscendo i rischi, ai quali era esposto il suo corpo nel sonnambolare, naturalmente si raccapriccia, ed è presa da timore e confusione, come chi pensa ad un grave pericolo, a cui si è poco fa fortunatamente sottratto. Sembra all'incontro motrice e regolatrice principale la fantasia delle operazioni e dei movimenti di tali persone. Dormendo noi, questa facoltà certo non dorme, assicurandocene i sogni, di parte dei quali ci ricordiamo, e degli altri non ci resta memoria. Sognano appunto gli addormentati nottamboli di trovarsi in quei siti, e di far quelle azioni, che vegliando sogliono praticare.
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Reghellini
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