Se poi la fantasia è fortemente agitata, anche la mente resta involta in quella burasca, e ne escono sogni tetri, sogni affatto disordinati, e talvolta sì spiacevoli, o minacciosi, che si rompe il sonno con restare per qualche poco di tempo il terrore, e il frequente battimento di cuore nella persona svegliata. Ma finalmente cessando questi sogni, cessa ancora la turbazion della mente, e tutto l'uomo torna alla quiete primiera.
Non va già così nella frenesia, o sia nel delirio, e nella pazzia, perché la tempesta della frenesia può durar giorni e settimane, e quella della pazzia mesi ed anni. E l'anima allora, benché non sieno legate dal sonno le sue forze, pure partecipa del disordine dell'altra potenza, in guisa tale che nel delirante e nel pazzo noi troviamo imbrogliata la facoltà del raziocinare, e giudicare; e conseguentemente impedito all'anima l'uso del libero arbitrio della volontà, finché dura lo sconvolgimento della fantasia disordinata e predominante. Abbiam detto altrove, che può prevalere anche la forza della potenza materiale alla spirituale. Questo eccesso pur troppo accade nella frenesia e pazzia, giacché si sente e conosce, non poter l'anima allora impedire i moti violenti, e lo scompiglio della fantasia; anzi per la intrinseca unione, che ha con esso lei, è rapita anch'essa a formar seco della chimere, e a prorompere in riflessioni ridicole, e in concetti spropositati. Né può essere altrimenti, perché l'anima nostra nelle azioni sue ha bisogno di consultare continuamente il magazzino della fantasia, prendendo di là le idee tanto materiali, che intellettuali ivi deposte, e parimente le parole e frasi, cioè i segni destinati dal precedente consenso dei popoli a significare ed esprimere colla voce le idee suddette.
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