Volesse Dio, che si potessero con egual facilità correggere tanti altri minori fantasmi, che non fan già impazzire le persone, ma che turbano talvolta la quiete pubblica, e bene spesso quella de i privati, e son cagione di gravi sconcerti e passioni nel cuore e nella mente de i mortali. Di questi tornerà occasion di parlare andando innanzi.
CAPITOLO IXDelle estasi, e visioni.
Appartiene ancora alla giurisdizione della fantasia quel fenomeno, che in alcune persone dell'uno e dell'altro sesso, ma spezialmente del femminile, talvolta accade, ed è significato col nome di estasi. Ne han trattato varj autori, massimamente i teologi. A me ancora sia permesso di dirne qualche poco. Noi intendiamo per estasi una gagliarda astrazione dell'anima da i sensi, e dalle cose sensibili, che son fuori di noi, per contemplare internamente le sole idee e immagini raccolte nella fantasia. La sperienza ci fa conoscere, che talvolta sì fissamente il nostro pensiero, o per dir meglio la sostanza pensante è applicata a qualche oggetto, di cui la fantasia conserva l'immagine, guatandolo con la medesima chiarezza, come se avesse davanti agli occhi realmente lo stesso oggetto; sì fissamente, dico, che l'ufizio de' sensi resta allora sospeso. Quel suono, che allora si fa, nol sentiamo; quelle persone, che abbiam dintorno, o che passano davanti agli occhi nostri aperti, non le riconosciamo punto; e così degli altri sensi. Questa si chiama astrazione di mente, che in alcuni più, e in altri meno, possiamo spesso osservare; e può appellarsi un sogno di chi veglia.
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Dio
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