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      Nelle Efemeridi dell'Accademia Leopoldina de i Curiosi di Germania all'anno 1712 si legge di una fanciulla epileptica di quindici anni, ignorante, e suggetta a molti sintomi, che componeva all'improvviso versi non dispregievoli, parlava ebraico, greco, latino, franzese, ed altre lingue, a lei ignote; predisse a due persone la morte, e tali altre cose facea, che era da tutti tenuta per ossessa. Il matrimonio fu quel potente rimedio, che la guarì.
      Finalmente per premunire l'umana fantasia da somiglianti sconcerti, convien ripetere, mancare ogni fondamento di verità all'opinione di Avicenna, del Pomponazio, di Paracelso; e di altri simili visionarj e perversi filosofi, che attribuiscono tali forze all'immaginazione da potere alterare i corpi altrui, cioè produrre in essi de i morbi. Il contrario han dimostrato il Fieno, il Sennerto ed altri medici, ed anche teologi. Può bensì la fantasia coi suoi gagliardi movimenti, e con irritar le passioni e gli umori, cagionare talvolta nel proprio corpo dei malori, e qualche volta ancora contribuire a vincere alcuni di essi, e a ricuperare la sanità: del che molti esempli si leggono presso i medici. Ma falso è, che possa nuocere al corpo altrui, ed è questa una mera immaginazione, mancante di ragioni e della sperienza. Troppo infelice sarebbe il genere umano, se fosse in mano altrui colla sola volontà e con sole occhiate l'avvelenar chi è sano. Perché col morso i cani, i gatti, ed altri animali, ed anche gli uomini arrabbiati, comunichino il lor veleno ad altri: ne sappiamo additar la ragione; e perché col fiato gli appestati e i tisici possono recar gran danno, ed anche la morte a chi con loro conversa, se ne intenda tosto la cagion fisica.


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Della forza della fantasia umana
di Ludovico Antonio Muratori
Editore Pasquali Venezia
1745 pagine 212

   





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