Ma che sì maligni spiriti possano formarsi nell'uomo senza detrimento suo, e capaci solo di recar la morte ad altri, questo non si può, né si dee credere senza chiare e concludenti pruove.
CAPITOLO XIDelle malattie particolari della fantasia umana,
provenienti dalla natura, o da noi stessi create.
Né solamente si danno malattie epidemiche nella nostra fantasia, ma ancora ne troviamo non poche particolari, cioè proprie di alcune determinate persone, che non si comunicano agli altri. Queste o le portiamo dall'utero della madre, o pure a cagion di qualche accidente si formano in noi. Quanto alle prime, cioè alle naturali, niuno ci è, che non abbia o provato in se stesso, ed osservato in altre certe antipatie, senza che chi le ha, sappia addurne ragione alcuna. Un principe de i nostri tempi, che non si sgomentava punto al suono e pericolo delle cannonate, non potea sofferir la vista de i gatti. Ad altri non pochi succede lo stesso, di modo che Arrigo ab Heer nell'osservazione vigesima nona ebbe a scrivere: Qui cattos horrori habent, passim obvii sunt. E truovansi persone, che al mirar tali bestie, anche solamente dipinte, son prese da un gagliardo tremore ed affanno, e talvolta son cadute in deliquio. Conosco io uno dei migliori amici miei, persona dotta e spiritosa, preso da sì gagliarda antipatia a i sorci o topi, che al vederli, e infin morti, si raccapriccia, impallidisce, e sbigottito fugge, con far ridere la gente, che s'incontra a vederlo in quel terribile incontro. Siccome uomo di molto intendimento ha fatto più pruove per vincere se stesso, ma non gli è mai riuscito di superar questa naturale avversione della sua fantasia.
| |
Arrigo Heer
|