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      Sarebbe da vedere, se mai le madri nella gravidanza fossero state spaventate da qualche accidente di gatti, per cui avessero impresso nel feto quell'abborrimento; o pure se i fanciulli nella lor tenera età qualche danno avessero patito da tali animali, in guisa che fissato quello spiacevol fantasma nella lor fantasia, si risvegliasse poi all'aspetto de i medesimi, e commovesse gli spiriti all'orrore e alla fuga come di cosa nociva. Certamente l'avere talvolta un qualche cibo recato nocumento, basta ad unire coll'idea di quell'oggetto l'idea dell'avversione, che duri per sempre. Ma oltre a ciò si danno antipatie e simpatie, delle quali è affatto ignota l'origine. Vi ha di quelli, che il presentargli avanti de i gambari vivi o cotti, corrono pericolo di sfinimento. Così altri portano un naturale abborrimento al formagio, a certi volatili, e ad altri cibi, al vino, o ad altri liquori. Quello che è poi contrario onninamente alle leggi della natura, si può dire il caso, che raccontano di un per altro savio ufizial militare (se pur è vero) che non potea sofferire l'aspetto delle donne ancorché belle; impallidendo tosto e sudando, se non si ritirava. Supposta la verità del fatto, l'avrei volentieri io interrogato, se mai nell'immaginazione sua si fosse impresso questo universale abborrimento per qualche tradimento, o male a lui fatto da una particolare persona; perché questo solo avrebbe potuto bastare per concertare e guastar la sua fantasia intorno agli altri oggetti della medesima specie.


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Della forza della fantasia umana
di Ludovico Antonio Muratori
Editore Pasquali Venezia
1745 pagine 212