Non passa molto, che sopravenendo altre migliori ragioni, facciano mutar faccia a tali idee di cose, e ce le torniamo a dipingere nella fantasia con gli attributi di false, brutte, o nocive. Regolarmente il cerebro nostro è disposto a ricevere tutte queste mutazioni d'immagini, qualora la mente ammaestrata da ragioni più vigorose, passa a mutarne gli attributi primieri. Ma perché questa flessibilità non si truova alle volte in certe persone, ancorché si tratti di fantasmi strani, che anche il volgo scorge essere insussistenti e vani: noi diciamo allora, che questi tali son divenuti pazzi, ed essere lesa la lor mente, quando per altro si avrebbe a dire, che questo è un male sopravenuto al cerebro loro, che si è, per così dire, indurito in quella sola parte, e ridotto a non ammettere più alcun cangiamento in un fantasma, che pur tutti gli altri riconoscono per ridicolo, o falso.
CAPITOLO XIIDelle macchie del feto ungano attribuite alla forza
della fantasia materna.
Non vi ha paese, in cui non s'incontri qualche fanciullo o fanciulla, nella superficie del cui corpo si osserva qualche macchia, picciola o grande, di color nero, o rosso, o vinato, o giallo. Alcune di queste rialzate sopra la pelle, ed altre con peli. Truovansi ancora fanciulli colle labbra sformate, le quali hanno acquistato presso il popolo il nome di bocca di lepre. Tutte queste irregolarità le portano essi dal ventre della madre; e però tanto negli antichi, che negli ultimi secoli si cercò la cagione di tali macchie, sotto il qual nome vengono ancora i nei, cioè i naevi de i latini; e fu deciso, provenir esse dalla forte immaginazione della madre, la quale nella gravidanza formando un vivo desiderio di qualche frutto o cibo, e toccando qualche parte del suo corpo, ed anche non toccando, vada ad imprimere nel tenero corpicciuolo del feto un segno, o sia la figura della cosa desiderata; il perché comunemente son chiamate voglie delle donne.
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