Però la fantasia altro non è a mio credere, che il mantice della concupiscenza, perché ad essa muove l'anima colla forza impulsiva delle immagini sue, la quale se non è raffrenata dal maggiore potere dell'anima (e questa assistita dalla grazia di Dio può farlo, se vuole) conduce l'anima stessa ad operar cose indecenti alla sua dignità. Vero è, che gli umori dal nostro corpo noi li proviamo secondo la lor varietà incitanti alla libidine, all'ira, alla malinconia. Ma il movimento d'essi o viene dalla stessa fantasia, o pure va a terminare in essa fantasia. Cioè o qualche immagine ivi impressa commuove essi umori, ovvero svegliano essi umori co i loro spiriti qualche immagine della medesima fantasia, la quale appresa o considerata dall'anima, la trae a pensieri o voleri di lussuria, di collera, di tristezza, e simili.
Che nella nostra fantasia s'imprimano idee semplici & indifferenti, cioè, che non producono piacere o dispiacere, mirate che sieno dall'anima nostra; lo proviamo tutto dì. Per lo più nondimeno a chi ben vi riflette, con essa sta unita qualche specie, o attributo capace di produrre più o men di utilità o danno, di piacere o dispiacere nell'anima, e di eccitar in essa qualche passione o di amore o d'odio, di timore o di speranza, e simili. Che questo carattere vi sia impresso con subitanea o matura riflessione della nostra mente, la qual tosto scorge essere quell'oggetto in qualche maniera o dilettevole, o utile, o bello, o curioso, o strano &c. o pure l'opposto: sembra più conforme alla ragione, perché abbiamo detto non potersi attribuire alla fantasia virtù alcuna conoscitiva o appetitiva.
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Dio
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