Il giuoco è uno degli eccessi e malori, forse più familiare, o certamente più universale nei tempi nostri, che nei precedenti. Se talun prendesse ad esaminare la varietà dei giuochi, e più chi li pratica, e chi permette, e non si frena, comporrebbe un grosso libro, ma libro, che potrebbe dispiacere ai principi della terra, e dal quale verisimilmente poco o niun frutto si ricaverebbe. Sente una persona parlare del Lotto di Genova, o di Milano, e che con poche monete si possono cogliere centinaja di scudi. Eccoli immantenente svegliarsi nell'anima un segreto desiderio di sì bel guadagno. Viene a sapere, che fra cento mila e più persone un certo tale con un ambo, o terno felicemente ha colpito, ed ha in mano una bella somma di danaro, guadagnato con sì poco. Al desiderio si aggiugne allora la speranza, cioè una passion lusinghiera, che sembra dire: se colui è stato sì ben favorito dalla fortuna, perché non posso sperare anch'io, perché non promettermi altrettanto? Ecco ben fitto il fantasma di questo giuoco nella fantasia, e corteggiato dall'idolo del guadagno, e della sua possibilità, forse anche da quello della facilità, perché l'amor proprio è un grande immaginatore di quello, che noi vorremmo.
Maggiore eziandio divien la vivacità di questo fantasma, qualora il lotto sia formato di vasi di argento, specchi, e somiglianti altri vistosi lavori, che danno forte nell'occhio, e più efficacemente imprimono nel cerebro la loro immagine, onde poi vien commossa l'anima di chi per la sua povertà o per altri motivi si mette tosto ad amoreggiare l'originale.
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Lotto Genova Milano
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