Così han fatto i più accreditati fra gli antichi e moderni poeti. Maggiore è poi il bisogno della fantasia ne' poemi maggiori, cioè nell'epopeia, tragedia, e commedia, perché principalmente da essa dipende l'invenzione, o sia l'orditura di tutta la tela, che è il meglio di tali poemi, ed anche il più difficile. Sarà preso dalla storia, o pur finto affatto il suggetto di un poema. Convien ricorrere al ricco arsenale della fantasia, che gli somministra personaggi ideali o pur veri, ma con ideati costumi, azioni, e sentimenti; e suggerisce avvenimenti maravigliosi, intrecci, incontri, e mutazioni inaspettate di azioni, tutte ben congegnate, e tutte poscia espresse con vago stile poetico, figlio anch'esso della fantasia, tenendo in tal maniera sempre attento, e dilettato col mirabile e colla novità il lettore.
Osservate Omero, Vergilio, e l'Ariosto, il Tasso, ed anche nel suo genere la Secchia del Tassoni. Che varietà di cose! che avventure curiose una dietro all'altra! E tutte con qualche aria di verisimile: che questo ancora è importante a i bei poemi. Il Ricciardetto del Forteguerra, che negli anni addietro uscì alla luce, ha de i pezzi egregi. Ma quell'ingegno, ch'era capace di formar un magistral lavoro, per dappocaggine, credo io, cioè per non voler impiegare più pensieri e lima, ci diede un poema, a cui presto è mancato il plauso, a ragion di molte strabocchevoli immaginazioni, e inette finzioni, le quali non possono mai dilettare, chi è avvezzo a cibi migliori. Altrettanto è da dire della tragedia e commedia, per le quali bisogna che il poeta truovi nella storia, o pur fabbrichi nella sua fantasia un'azione ben intrecciata di magnifiche avventure e peripezie nella prima, e di curiose e popolari nella seconda.
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