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      Tocca poi all'ingegno il far bene parlare i personaggi nella maniera conforme a i lor costumi, e alla lor condizione, con figurarsi sempre il carattere più vistoso di quei sentimenti e di quelle frasi e parole, che convengono nel suo genere al principe, al mercatante, all'innamorato, al furbo, al goffo, e simili. Ma non già lasciar la briglia all'ingegno, né parlare in maniera, che solamente la gente dotta possa intendere. Non saranno mai belle né prediche né tragedie, fatte per essere recitate al pubblico, se almeno il mezzano popolo, che forma il più dell'uditorio, non può capire ciò, che il predicatore, o il poeta ha voluto dire. Convien badare al documento di Quintiliano, il quale parlando degli oratori scrive: A corruptissimo quoque poetarum figuras seu translationes mutuamur, tum demum ingeniosi scilicet, si ad intelligendos opus ingenio. Felicissimo era l'ingegno di Pier-Jacopo Martelli; ma egli volea troppo mostrarlo nelle sue tragedie, molte delle quali perciò, quantunque sì belle da leggere, non possono già sperare gran fortuna poste in iscena. A formar dunque l'eccellente poeta dee principalmente concorrere la fantasia vivace e feconda l'immagini. Truovasi ancora de' poeti in prosa, e questi sono i compositori de' romanzi, alla fabbrica de' quali necessaria sopra tutto è la fecondità della fantasia per idear curiosi avvenimenti, impensati viluppi, e peripezie delle azioni umane. Vi ha di questi romanzi interamente consistenti in argomenti finti, ed altri composti parte di fatti istorici, e parte di finti, cioè prodotti dalla fantasia.


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Della forza della fantasia umana
di Ludovico Antonio Muratori
Editore Pasquali Venezia
1745 pagine 212

   





Quintiliano Pier-Jacopo Martelli