Ideare ed immaginare significa appunto il prendere materiali dalla fantasia, che poi la mente va rimaneggiando in maniera, che ne risulta un edifizio nuovo. Per conseguente ogni sistema ed ipotesi altro non è, che un'immaginazione, in cui ha parte ora più, ora meno anche la fantasia, se pure non li vuol taluno appellare manifatture propriamente spettanti a questa potenza.
Dello stesso calibro non sono, benché nella stessa guisa formati, i sistemi dei filosofi. Sì ben concertati compariscono alcuni di essi, che si sostentano forte contro tutte le opposizioni, spiegandosi col supposto di essi adeguatamente tutti i fenomeni ed effetti di quella tale materia. Altri poi son tanto battuti dalla sperienza contraria, o dal raziocinio, che in fine si truovano confinati nella region dei sogni, e svaniscono. E certo non mancano alla filosofia i suoi visionarj e chimerici artefici, fabbricanti di pianta castelli in aria al pari dell'Ariosto e degli altri romanzieri e poeti. Tale comparve ai suoi tempi Tommaso Burnet colla sua teoria sacra della terra, per tacer di altri suoi pari. Non sono già da chiamar tali costoro, che edificano ingegnosi sistemi, assistiti da buone ragioni di verisimiglianza, ancorché posti dipoi alla coppella si scuoprano insussistenti, o almen troppo arbitrarj. Ognun sa, con che franchezza Aristotele e i suoi seguaci una volta parlasserro dei cieli, della lor divisione, delle lor qualità, e delle varie sfere. Sa quanto tempo sia stato in voga il sistema di Tolomeo, a cui con più fortuna e probabilità è succeduto presso tutti gli astronomi quel di Copernico, conosciuto in parte anche dagli antichi, siccome abbiamo da Aristotele, Plutarco, e Cicerone, e poi accennato dal cardinale Niccolò di Cusa.
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