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      la nostra fantasia, e degli ajuti, che a ciò può prestarela filosofia razionale.
     
      Per poco che si consideri l'intera economia dell'uomo, noi troviamo, che i nostri errori s'hanno da riferire all'intelletto nostro, i peccati alla nostra volontà, e non già alla fantasia, né a i sensi. Essendo la fantasia una facoltà passiva, riceve qualunque fantasma & idea, che in lei venga impressa da i sensi e dalla mente, senza conoscere, se sieno veri o falsi, probabili o improbabili, moralmente buoni o cattivi; perché tal disanima e cognizione è riserbata all'anima, o sia alla mente stessa. Appresso chiara cosa è, che fra le cose, onde l'universo è composto, infinite di esse contengono verità e certezza, essendo ridicole in ciò le pretensioni de' pirronisti, e di queste abbondano tutte le scienze ed arti, che lecitamente e lodevolmente si studiano o si esercitano da i mortali. Similmente vi ha una innumerabil copia di altre cose, che son ristrette nel regno dell'opinione, cioè, che non son certe, ma solamente più o men verisimili e probabili. E finalmente possono trovarsi assaissime nozioni ed opinioni, che son false: non contenendo esse né pure l'apparenza della verità. Si può dire, che non vi ha arte o scienza, in cui non s'incontri questa triplice schiera d'idee, né ci è umana fantasia alcuna, che oltre alle idee certe, ed oltre a tante opinioni, non abbia abbracciato, o tuttavia non abbracci qualche idea, che facilmente si può convincere di falso. A questo influsso spezialmente sono soggetti gl'ignoranti, e però in questo proposito merita di essere letto il Trattato degli errori popolari, composto dall'inglese Tommaso Frown.


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Della forza della fantasia umana
di Ludovico Antonio Muratori
Editore Pasquali Venezia
1745 pagine 212

   





Trattato Tommaso Frown