Di qualunque sorta poi sieno le nostre idee, o venute per via de' sensi, o procedenti dall'intelletto, l'uomo forma i suoi raziocinj o giusti o sofistici, e secondo essi passa ad operare.
Ora per quanto io abbia detto ne' precedenti capitoli, non ho abbastanza fatto conoscere, come necessario sia a chiunque ama la sapienza di ben regolare e rettificare, il più che si possa, le idee impresse nella propria fantasia, per risparmiare a se stesso una gran copia di errori, di peccati, e di gravi perturbazioni dell'animo suo. Questa è l'importante conclusione dell'operetta, che ora presento a i lettori. Tutto dì si compongono libri; dello sterminato lor numero n'è quasi oppressa la repubblica. Ma bisognerebbe mettersi in testa una verità. Cioè, che il cercar tutto quello, che tende a perfezionar l'animo nostro, ed incaminarci alla virtù, e a proccurrare o poco o molto la nostra pubblica utilità e felicità nella forma, che può competere al presente stato nostro, dovrebbe essere il principale istituto dell'uomo. Il resto degli studj nol biasimo io già, pure quando sia fatto per sola ostentazion d'ingegno, e nulla serva al comodo, ed uso della vita umana, può essere o vanità o superfluità. E caso mai che tendesse a sovvertir l'animo, e massimamente se a rendere l'uomo moralmente cattivo; farà un'iniquità degna del comune odio, ed anche di gastigo. A fin dunque di dare un buon sistema alla nostra fantasia, convien prima mettere in buon sesto la mente e la volontà nostra, siccome sorgenti proprie de' nostri errori e peccati.
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