Datemi un fantasma, al cui aspetto, cioè alla cui ricordanza l'anima si suol muovere a timore. Forse coll'idea di quell'oggetto avea prima la mente senza esame e dissavvedutamente unita l'idea del terrore. Finché in tale stato dura quel fantasma, in mirando l'anima si ha da sentir mossa a paventar qualche danno o male contrario all'amor proprio. Ma esaminatene una volta con attenzione l'origine e gli attributi. Se si truova vera e sussistente la ragion di temerne, in tal caso convien cercare i mezzi, se pur ci sono, di schivar quel danno, per più non temerne. O pur verrete a scoprire, che l'idea aggiuntavi della terribilità era vana, e che senza ragione si affliggeva l'anima per la vista o considerazion di quell'oggetto: con che resterà corretto quel fantasma, e liberata l'anima da un molesto affanno. Tanto più poi questo è facile, qualora né pur sussista l'oggetto. Truovasi talvolta in testa di persone anche non dozzinali, e più nella plebe, che nella tal casa, in certo crociale, o in altri luoghi si odano strepiti sopranaturali, o si veggano spettri notturni. Basta che un lo dica, perché se ne dilati la credenza, e se ne aumenti il timore. Ma sussistono questi oggetti? Signor no. Se ne accerterà solamente chi non ha paura, perché la paura sola è, che li fa nascere, e li mantiene. Chi poi è imbevuto delle dicerie di alcuni antichissimi ed anche moderni scrittori, al mirare una cometa, sente svegliarsi subito in suo cuore la passion del timore, perché con quella idea va congiunta la persuasione, che un tal fenomeno predica qualche pubblica grave disavventura.
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