Fate, che capisca l'obbligazione di amare, adorare, e ubbidire quel gran Monarca e Padre nostro, invisibile sì a' nostri occhi, ma visibile in tante sue creature, perché da lui si ha da riconoscere il nostro essere, e tutto quel bene, che ora abbiamo, e che incomparabilmente più abbiam da sperare nell'altra vita, essendo egli per essenza sua rimuneratore de' buoni. Aggiungete ancora, che l'uomo intenda la necessità di temer questo sovrano padrone, la cui essenzial giustizia il porta a gastigare i cattivi se non in questa, certamente nell'altra vita. Finalmente fate, che l'uomo conosca e creda il benedetto nostro Salvatore, cioè il figliuolo di questo Dio, fatto uomo, e morto per nostro amore, per cui mezzo e merito a noi vengono tutti i beni sopranaturali in questo mondo, e una gloria immensa, se a lui saremo fedeli, verrà nell'altra vita. Ecco giunto l'uomo alla filosofia cristiana, eccolo provveduto di un'armeria d'idee, picciola sì, ma di tal forza ed attività, che può bastare a tenere in freno, e fare smontare tutto il vigore delle idee sensibili, dall'aspetto delle quali si sente l'anima commossa a quelle disordinate azioni, che noi appelliamo peccati; e sappiam, che dispiacciono a Dio. Figuratevi uomo o donna, la cui mente abbia ben concepita col solo ajuto della natural filosofia l'idea dell'onestà, imprimendola nella fantasia con tutti i bei colori, che la corteggiano, cioè come virtù commendata da ogni saggio, e tanto in fatti degna di lode; e i diversi buoni effetti, ch'essa produce, al contrario della disonestà, a cui tengono dietro tanti mali.
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