La cagione di ciò l'abbiamo dalla teologia cristiana. Ne abbiamo di sopra accennata anche l'origine fisica. Ora convien osservare (e l'osservò anche Orazio) essere minore per lo più l'impressione, che fanno nella fantasia le idee portate dall'organo dell'udito, che le procedenti dall'organo della vista. Quando anche non se ne sappia conoscere la cagione e la maniera, poco importa. Basta bene, che la sperienza ce ne assicuri. Il racconto della bellezza altrui, di una battaglia, della magnificenza di un monarca, certamente produce idee, che possono imprimersi vivamente nel cerebro nostro; ma non sarà mai tanta questa impressione, quanta ne verrebbe dell'oculare ispezione di que' medesimi oggetti. Oltre a ciò noi osserviamo un differente effetto nella stessa vista, perché se miriamo un oggetto reale, vanno le specie di esso a conficcarsi forte nel cerebro; ma non han già ugual forza quegli oggetti, se li vediamo solamente dipinti, o se ci vengano rappresentati in uno specchio, perché presto ne spariscono le specie, verificandosi ciò, che nella canonica sua Epistola scrisse san Giacomo appostolo, di chi considera vultum nativitatis suae in speculo. Consideravit enim & abiit, & statim, oblitus est, qualis fuerit. Delle cose parimente da noi vedute in sogno non si ritengono i vestigj, se pure non eccitassero un gagliardo terrore, o dilettazione nell'anima.
Quel che più merita qui considerazione, si è la notabil differenza, che passa tra le idee sensibili e le intellettuali. Possono queste a noi venire anche per via de' sensi, cioè o leggendo libri, o ascoltando i maestri; ma non perciò lasciano di essere intellettuali.
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Orazio Epistola Giacomo
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