E ciò perché anche gli umori del corpo segretamente concorrono a mettere in moto le piacenti immagini della fantasia, talmente che la ragione pena a resistere. Però ritiratezza per questi tali, applicazione allo studio delle lettere, od occuparsi in altri onesti esercizj, con sopra tutto ricordarsi, che l'ozio è un veleno, massimamente per chiunque ha temperamento vivace e spiriti rigogliosi. Ad alcuni ancora gioverà, o sarà necessario il mutar paese, accioché la varietà degli oggetti e la novità dei fantasmi faccia smontar la ferocia di quelli, che aveano preso troppo possesso nell'immaginazione, e cagionavano quei sintomi nell'anima.
Finalmente dopo sì bell'apparato di mezzi fin qui rammentati, parte utili e parte necessarj per rintuzzare l'orgoglio della nostra fantasia, allorché ci sollecita coi suoi fantasmi a prevaricare: ci resta una dolorosa confession da fare. Cioè che noi siam creature imperfette, vasi di creta troppo esposti alla fragilità, con appetiti innati, che ci portano alla lussuria, all'interesse, all'invidia, alla vendetta, all'impazienza, alla superbia, alla gola, e ad altri eccessi; e ci troviamo attorniati da tentazioni, cioè da oggetti sensibili, i quali portati alla fantasia, non può astenersi l'anima dall'apprenderli, e dal provarne commozione. E contuttoché niuna cagion si dia interna o esterna, che la necessiti poi ad eleggere il male morale, pure proviamo in noi un grande pendio ad eleggerlo. Tale è il nostro presente stato, di cui si dolgono anche i santi; di modo che niun di noi, finché vive sulla terra, sia quanto si voglia dotato di virtù, gode il privilegio dell'impeccabilità. Che ripiego dunque resta, per non inciampare e cadere?
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