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      - Tant'è - gli arreplicò il giovane, - morti per morti, apriteci e lassate che si vienga dientro, e accada quel che vol accadere.
      L'Orchessa, capito che que' due nun se ne volevan ire, e poi bramosa anco di fargli un po' di bene, s'avviò giù per la scala a aprir l'uscio; e in quel mentre che lei si arrangolava a smovere catenacci su catenacci e bracciali e saliscendoli messi lì per assicurare il serrarne, una vecchina tutta grinzosa gli apparse di fori alla Zelinda e al su' sposo, e lesta lesta gli disse:
      - Pigliate su questo cotone, questi confetti e queste cofacce: quando po' sarete dientro, tappate col cotone tutti i sonagliolini della gabbia e del cavallo, i confetti dategli all'uccellino a beccare, e le cofacce a mangiare al cavallo, e loro staranno cheti: e come l'Orco è a letto e dorme, voi sverti scappate e rubbate la gabbia con l'uccellino assieme, e nel mezzo della selva l'uccellino ammazzatelo e apritegli il capo, ché lui nel capo e' ci ha un ovo, e bisogna quest'ovo romperlo con una pietra, ché rotto l'ovo l'Orco morirà subbito, essendo appunto in quell'ovo l'incantesimo della su' vita.
      E detto che ebbe accosì la vecchina [7] grinzosa sparve come il fumo. Infrattanto la porta della spelonca era stata aperta, e l'Orchessa fece rientrar dientro que' du' smarriti, gli menò in cucina, e diedegli da ristorarsi alla meglio, e poi gli messe nascosti nella ritoia del cavallo e li ricoprì per bene con del fieno e della paglia, e si raccomandò con le mane in croce che se ne stassero zitti senza bucicarsi.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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