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      Que' du' sciaurati, gufi tra quella paglia, pensavano tra di loro come fare quel che gli aveva detto la vecchina grinzosa, quand'eccoti appare l'Orco; e l'uccellino subbito a cantare e a scotere tutta la gabbia, e il cavallo a nitrire e a smovere la sonagliera con de' salti.
      L'Orco insospettito da quel diascoleto, cominciò a rizzare il naso, ché lui l'aveva fino dimolto, e fiuta di qua e fiuta di là, barbottava tra le zanne:
     
      Mucci, mucci!
      Sento puzzo di Cristianucci:
      O ce n'è, o ce n'è stati.
      O ce n'è de' rimpiattati.
     
      Poi dice alla su' donna:
      - Moglie, c'è della carne d'omo, nun è vero? Addove l'ha' tu riposta?
      L'Orchessa però fece l'indiana:
      - Ma che! Stasera, mi' omo, tu ha' bevuto più del bisogno, e tu ha' i frazzi nel naso. Va' va' a letto, che 'gli è ora di dormire.
      L'Orco nun era mica persuaso a questo parlare, e storse il grugno, e stiede lì tra le due d'andarsene a letto o di rifrucolare dappertutto la casa; ma siccome nun si reggeva più in sulle gambe, finì con dire:
      - Basta, i' sono stracco stasera e nun vo' ora ammattire con delle ricerche. Domani poi i' guarderò in tutti i buchi, e se ci trovo della carne di Cristiano, che bella culizione!
      E preso il lume, salì nella sua cammera e si ficcò nel letto e doppo pochi mumenti ronfiava tanto forte da sentirlo da un miglio lontano.
      A male brighe che l'Orco si fu appioppato a quel modo, pian pianino si levorno su dal niscondiglio il figliolo del Re delle Pomarance e la Zelinda, e buttate le cofacce nella ritoia del cavallo e i confetti nella gabbia dell'uccellino, perché loro stasseno zitti, stopporno con il cotone tutti i sonaglioli; e poi, senza pensare a altro, vogliolosi come erano di fuggire, spalancata la porta della spelonca, ma con dimolta fatica, agguantorno la gabbia con l'uccellino, e via a corsa attraverso la selva.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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