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      Per tornare un passo addietro, bisogna sapere, perché me n'ero scorda, che la vecchina grinzosa questa seconda volta aveva regalato al figliolo del Re delle Pomarance una boccettina, dove ci steva serrata una medicina, che a odorarla chi la teneva nelle mani, l'Orco vieniva a perdere il su' naso. Dunque, quando l'Orco s'accorse che in casa c'era gente, principiò a fiutare e a borbottar tra denti la su' canzone. Dice:
      - Eh! ora poi, moglie, tu nun me la ficchi. Nun sarò tanto mammalucco. Dammi il lume, ché vo' cercar bene innanzi di buttarmi nel letto. Qui c'è de' Cristiani e, se gli trovo, in du' bocconi me gli pappo.
      Gira e rigira, l'Orco viense alla stalla; ma il giovanotto lesto annusò forte la boccetta, sicché subbito l'Orco perse la bussola, e, nun iscoprendo nulla, pensò che era meglio [9] insaccare nel letto, dove s'addormì come un chioppo.
      Que' due, quando lo sentirno russare, nusciti dal niscondiglio, presano la gabbia e via a gambe per la selva. Gli corse subbito dietro l'Orco bociando. Ma il giovinotto, cavato l'uccellino fori dalla gabbia, con un sasso gli sfracasciò il cervello, sicché in tra fine fatta l'Orco cascò in terra morto steccolito.
      Allora la Zelinda e il su' sposo riviensero alla spelonca, e caricato il cavallo dell'Orco con tutto il tesoro, presano poi la strada del Regno delle Pomarance; addove arrivati che furno, il Re gli ricevette con dimolta allegrezza, e visto le ricchezze portate, perdonò al su' figliolo e gli acconsentì che sposasse la Zelinda.
      Gli sposi tutti contenti camparono poi per degli anni assieme, e successero nella corona alla morte del Re; e lì


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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