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      E' gli ebbe un gran giudizio il calzolaio! perché a mala pena il compare 'gli entrò nella cammera, tira fori uno stilletto e bocia:
      - Tu m'ha' ricognosciuto eh! Caterina? Sì, i' son io, che tu m'ha' tradito e svergognato per du' volte. Ma ora t'ammazzerò com'un cane.
      Ma nun lo lassarono finire il su' discorso, ché in nel mumento iscaturirno dalle sporte tutti que' cento sbirri, e, doppo un po' di battuta, messano i ferri a lui e a' su' fratelli; che, passati tre o quattro giorni, radunato il tribunale, furno tutti condannati alla morte. Soltanto e' rispiarmorno il più piccino, perché la Caterina si raccomandò al Re ché non l'ammazzassino per quel po' di bene che lui gli aveva fatto nel bosco.
     
     
     
     
      NOVELLA III
     
     
     
      * Il Mortaio d'oro
     
      (Raccontata dalla Luisa vedova Ginanni)
     
     
     
      Un contadino 'gli aveva una vignarella e ci badava dimolto, perché 'gli era la su' sola ricchezza.
      Un giorno, zappa zappa, dà col ferro in un coso duro; lui si china giù e vede che ha zappato un bel mortaio. Piglia dunque con le mane questo mortaio e principia a stropicciarlo, sicché, doppo che lui l'ebbe pulito per bene dalla terra, s'accorge che era un mortaio tutto d'oro e tutto pieno di ficure; una maraviglia.
      Dice il contadino:
      - Questo lo vo' portare al Re. Chi sa che bel regalo che lui mi farà in nel vedere questo mortaio!
      Intanto va a casa, indove l'aspettava la su' figliola, di nome Caterina, e gli mette sotto gli occhi il mortaio:
      - Guarda, Caterina, quel ch'i' ho trovo in nella vigna. Nun ti par egli una rarità? I' lo vo' regalare al nostro Re.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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