- Eppure, sa elle, Maestà, me l'ha detto accosì anco la mi' figliola.
- Dunque vo' avete una figliola di talento? - addimandò il Re.
E il contadino:
- Se la sia di talento nun istà a me a dirlo, che sono il su' babbo. Ma anco lei 'gli ha fatto la medesima accezione.
Dice il Re:
- Bene! I' vo' provare se la vostra figliola è una ragazza di giudizio. Questa 'gli è una libbra di lino. Che lei la fili e poi mi ci tessa cento braccia di tela.
A quel comando il contadino fu tutto confuso; ma comando di Re, e nun c'era da opporsi: sicché lui piglia il lino e se ne va, lassando il mortaio al Re, che nun gli diede propio nulla di mancia. Figuratevi la gran passione di quello zappaterra!
Arrivato il contadino dalla su' figliola a casa, lui gli raccontò quel che 'gli era accaduto, e che il Re aveva trovo che al mortaio ci mancava il pestello; poi, che lui voleva una tela di cento braccia dalla libbra di lino che gli mandava.
Dice la Caterina:
- Vo' vi sgomentate di poco. Date qua.
Piglia il lino e comincia a scoterlo. Si sa, nel lino ci son sempre delle teghe, anco se sia scardassato da un maestro; e però, in nello scoterlo [20] cascorno per le terre tre teghe, ma piccine. Uh! mala cosa! si durava fatica a vederle. La Caterina le raccatta, e poi dice a su' padre:
- Tienete; arritornate subbito dal Re e ditegli da parte mia, che la tela i' gliela fo; ma siccome mi manca il telaio, che lui me lo faccia fare con queste tre teghe, e doppo lui sarà servito a su' volontà.
Il contadino dal Re nun ci voleva ritornare con quest'imbasciata; 'gli avea paura di qualche gran gastigo: ma la Caterina gliene disse tante, che lui finalmente si decise a contentarla.
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Maestà Caterina Caterina Caterina
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