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      In nella città vicina al paese di Giovanna comandava un Re, che lui pure aveva una figliola bella da nun si dire, ma, al contrario della Giovanna, questa Principessa s'addimostrava seria in viso e come addolorata, e a nissuno 'gli era mai rinuscito di farla ridere. Il Re su' padre steva sempre in pensieri per questo brutto naturale della figliola, s'arrapinava a tutto potere ugni dì a trovar qualche cosa di novo e di allegro e buffo, perché la ragazza si svagasse e ridesse: ma tutto fu invano.
      Un giorno il Re in nel discorrere co' su' cortigiani, uno gli fece assapere, che lì nel villaggio vicino alla città ci abitava un contadino, babbo d'una ragazza tant'allegra, ché dove lei era, la malinconia pareva isbandita.
      Questa nova racconsolò il Re oltre credenza, e subbito gli viense in mente di mandare a chiamare la ragazza, perché lei tienesse compagnia alla Principessa e badasse se gli rinusciva scionnarla e farla ridere; e 'nsenza indugio mandò un servitore al babbo della Giovanna col comando espresso che lui si presentassi alla Corte del Re.
      Il contadino rimase di stucco in nel sentire che il Re lo voleva, e gli viensero mille ubbie e sospetti per il capo: lui dubitava di aver commesso qualche mancanza, oppuramente Giovanna; abbeneché più credessi [25] Giovanna, perché a quel modo scapata, di lingua lesta e 'nsenza rispetto, che nun badava a dir le sue a ugni persona e in ugni logo. Dunque lui la chiamò la su' figliola e con una faccia mezzo stravolta gli disse:
      - I' scommetto, vedi, che il Re mi vole gastigare per qualche tu' buaggine.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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