Su, vestiti, che non c'è tempo da perdere, nemmanco un mumento. E se, mattacchiona come tu siei, e' vieni a capo di far ridere la Principessa, e' tu diverrà' ricca sfondolata. Me l'ha 'mprumesso il Re, sai.
- Vo subito, - disse Giovanna; e a quel modo scalza com'era, e colla rocca infilzata nel pensieri e il fuso intra la mane, e con tutti i su' capelli ciondoloni per le spalle, e' s'avviò.
- Ferma! - sbergola il contadino; - ma che ti par egli, andare a corte in codest'arnese? Oh! che nun ti vergogni? Ravviati almanco un po' il capo o mettiti la sottana con un po' più di garbo. Anco le scarpe le ci vogliono; e posa codesta roccaccia.
Dice Giovanna:
- No davvero! Delle scarpe nun n'ho ma' porte e nun vo' 'mpicci a' piedi, per istroppiarmi. I' vo' andare accosì. S'i' nun vo a genio, per me, i' me ne torno a casa. Che son io che gli ho ricerchi per mettermi in nella corte?
E senza aspettar risposte, Giovanna se n'andiede diviato alla corte del Re.
Quando Giovanna la fu al portone del palazzo reale riscontrò le sentinelle e i servitori; insenza tante cerimonie lei n'agguanto uno per un braccio, le scotette e po' gli disse:
- Alla sderta! Cercate del Re e fategli assapere che son qua io.
[27] Il servitore stiede lì come isbalordito in sulle prime; ma poi s'arricordò che il Re 'gli aspettava una ragazza a conversazione, e corse a dargli la notizia che la c'era; però, abbeneché dimolto bella, scalza, scarruffata e colla rocca a' fianchi, di poche parole e meno complimenti.
A farla corta, Giovanna viense alla presenzia del Re, e nun si sconfuse nemmanco a riverirlo, o subbito domanda.
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