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      - Addov'è questa Principessa?
      Il Re allora alzò un braccio per accennargli la cammera, e Giovanna, svoltate le spalle a Sua Maestà, franca entra dientro; e a male brighe vista la Principessa a siedere sur una poltrona, lei si messe a cantare una canzona tanto redicola, e l'accompagnava con de' gestri tanto buffi e sversati, che la Principessa nun si potiede più fracchienere o la principiò a ridere di core; e siccome dal riso steva lì lì per isvienirsi, diede il comando che Giovanna gli nuscisse subbito di cammera.
      In 'ugni mo', fu rotto il diaccio, sicché bastava che Giovanna si trovassi in presenzia della Principessa, ché a forza di canti, di balli, di giuccate o di racconti redicoli, Giovanna era capace di scommoverla alle risa dalla mattina alla sera, e 'gli accadette che in pochi giorni il naturale della figliola del Re viense mutato a bono, e di malinconica e triste addivenì allegra per sempre.
      Il Re nun capiva più nella su' pelle dal gran contento, e per ricompensa e' nominò Giovanna damigella della Principessa, e poi gli disse, che lei chiedessi pure quel che voleva, perché lui senza 'ndugio gli avrebbe conceduto ugni cosa.
      Passò del tempo che Giovanna steva nella corte del Re, quando gli nascette la bramosia di vestirsi anco lei alla reale, e diceva alla Principessa:
      - Oh! che nun istarebbe bene a me pure la robba vostra? Rincricchiata a modo i' potre' fare la mi' ficura, come una vera e propria damigella di corte. Gnamo! che ve ne pare, padrona? I' v'accompagnerei anco alla spasseggiata, s'i' avessi de' vestiti a garbo.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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