Il padre della Principessa cancugnò a dargli il consenso, in nel sospetto di un tradimento per far del male a Giovanna: ma siccome Giovanna 'gli era ardita e dimolto vogliolosa di diventar Regina, cavò la paura dal capo del su' padrone, sicché questo fu obbligato a contentarla, gli regalò una bella dote, la sposò da sé e poi gli disse addio, e Giovanna se n'andiede col marito: la Principessa però, nun la lassò partire insenza lagrime, e anco Giovanna la piagneva.
Abbeneché il Re a Giovanna gli volessi dimolto bene, 'gli [35] avea in ugni mo' sempre dell'aschero con lei per le sbeffeggiature e gl'insulti che lei gli aveva fatti: ma Giovanna, furba, gli leggeva in negli occhi, e steva in guardia; anzi, di niscosto lei ordinò che gli fabbricassino una donna di pasta, e l'accomidò dientro alle casse del corredo e se la portò con seco.
Quando poi la prima notte gli sposi sì trovorno in camera per nentrare tutti e due in nel medesimo letto, Giovanna, con la scusa di vergognarsi, il lume acceso nun lo volse; sicché restati al buio, lei zitta zitta infilzò la donna di pasta tra le lenzola e ci si mettiede accanto, ma in ginocchioni sul tappeto in terra dicontro alla sponda del letto.
Il Re, che nun s'era di nulla accorto, si sdraiò, e poi disse:
- Tu sie' stata con meco di molto ardita e traditora, Giovanna! Ora sarebbe il vero mumento di gastigarti: ma siccome te ne voglio del bene, mi contento che tu mi domandi perdono e che tu mi prometta di nun far più di simili cose.
Arrisponde Giovanna con una vocina da burla:
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