Chiamorno allora il Mammone e i gatti miaulando gli dicevano:
- A me 'gli ha cucito.
- A me 'gli ha fatto la calza.
- A me 'gli ha rigovernato.
E accosì raccontorno tutti al Mammone gli aiuti della Caterina, e 'n quel mentre saltavano a balziculi dal gran piacere dappertutta la stanza.
Il gatto Mammone, quand'ebbe sentuto l'opere della Caterina, gli disse:
- Che vòi da culizione? Pan nero e cipolle, oppuramente, pan bianco con del cacio?
- Oh! datemi pan nero e cipolle, - arrisponde la Caterina. - Nun sono avvezza a mangiare altro.
Ma il gatto Mammone volse che lei mangiassi pan bianco e cacio. Doppo il Mammone invitò la Caterina a salire in nel piano di sopra e la menò alla scala di cristallo; e la Caterina si levò diviato gli zoccoli e ascese su in peduli tanto pianino, che nun sciupò nulla e nun fece nemmanco uno sgraffio in sulla scala. Quando fu drentro al salotto gli profferirno delle vestimenta belle e delle brutte, dell'oro e dell'ottone; e lei trascelse le vestimenta brutte e l'ottone. Ma il Mammone invece diede ordine alle Fate che l'acconciassino alla splendida e gli fussan regalate delle gioie legate in oro e di gran valsente, e doppo vestita a quel mo', che pareva una Regina, il medesimo Mammone gli disse alla Caterina:
- To' su lo staccio, e quando tu sie' fora dell'uscio, bada bene! Se tene e' senti ragliar l'asino, [40] nun ti voltare; ma se canta il gallo, voltati pure.
La Caterina ubbidì, e al raglio dell'asino lei nun se ne diede per intesa; ma al chicchirichì del gallo sì rivoltò addietro, e subbito gli viense una stella rilucente in sul capo.
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