Que' gatti scappavano di qua e di là miaulando dal male; sicché a quel chiasso comparse il gatto Mammone, e i gatti infra gli strilli gli raccontorno gli strapazzi della Brutta.
Serio serio disse il Mammone:
- Ragazzina, vo' dovete aver fame. Volete voi pan nero e cipolle, oppuramente, pan bianco con del cacio?
E la Brutta:
- Guarda che bella creanza! Se vo' vienissi a casa mia, nun vi dare' mica pan nero e cipolle, e nemmanco vi stronchere' le dita in nel buco della chiave. I' vo' pan bianco e del cacio bono.
Ma se lei volse mangiare, bisognò che [41] s'accontentassi del pan nero con le cipolle, perché non gli portorno altro.
Allora il gatto Mammone disse:
- Gimmo via, ragazzina. Vi si regalerà anco a voi un vestito e tutto il resto. Ascendete su, ma badate alla scala, che è di cristallo.
La Brutta però nun se n'addiede dell'avvertimento, e salì all'arfasatta la scala co' su' zoccolacci in ne' piedi, sicché la fracasciò da cima a fondo; e arrivata in salotto, quando le Fate gli domandorno:
- Che vi garba di più, un vestito di broccato e de' pendenti d'oro, oppuramente, un vestito di frustagno e de' pendenti d'ottone?
Lei s'attaccò subbito alla sfacciata alla robba meglio: ma per su' malanno gli conviense pigliare la peggio, perché nun gliene diedano altra.
Tutta indispettita la Brutta prese il portante per andarsene; in sull'uscio però gli disse il gatto Mammone:
- Ragazzina, se canta il gallo, tirate via; ma se raglia l'asino, e voi voltatevi addietro, ché vedrete una bella cosa.
Difatto, deccoti che l'asino raglia di gran forza; e la Brutta girato il capo, tutta desìo di vedere la bella cosa, una folta coda di ciuco gli viense fora dalla fronte.
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