E difatto il ragazzotto dormì tutt'una notte colla Principessa: ma nun ci fu versi che si potessi movere e toccarla, e quando viense giorno il Re diede ordine di rimetterlo in prigione.
In nel vedere rientrare il ragazzotto in prigione i carcerati cominciorno a canzonarlo e bociavano:
- Che babbaleo! Badalo lì il mammalucco! Ora sì che bisognerà che si mangi [58] pan nero e si beva acqua del pozzo. Ma che bel patto grasso facessi tu con il Re!
Dice il ragazzotto insenza scomporsi a quell'urlìo:
- Oh! che nun si mangia e beve anco co' quattrini?
E i carcerati:
- Eh! sì; ma i quattrini per iscialare addove gli ha' tu?
Arreprica il ragazzotto:
- Meno chiasso e lassatevi servire da me, e vo' vedrete.
Subbito lui tira fori di tasca la scatolina e si mette a aprirla e serrarla, sicché in un mumento raccapezzò un monte di munete d'oro; e con le munete tutti i santi giorni diede desinari da principe a' carcerati, e stiedano come pasque. Il carcerieri, 'gli è naturale, mezzo ingrullito dallo stupore in nel vedere che il pan nero e l'acqua stietta la buttavano per la prigione, corse daccapo dal Re a raccontargli ugni cosa; e il Re scese giù al solito per sincerarsi co' su' propri occhi, e quando seppe della scatolina fatata, disse al ragazzotto:
- Vo' tu vendermela codesta scatolina?
- Perché no, Maestà? Magari! - gli arrispose il ragazzotto: - ma col medesimo patto di prima.
E il Re:
- E io pure te l'accordo come prima.
Insomma, anco questa volta il ragazzotto dormì con la Principessa, insenza poterla toccare nemmanco con la punta delle dita, e a bruzzolo lo ristiafforno in prigione.
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Principessa Maestà Principessa
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