Il ciabattino nunistante nun voleva darsi per vinto; pretese che le lingue e' l'aveano da misurare a' su' posti per ricognoscere se ci andevano; e ugni volta che la prova via via gli rinusciva a traverso per lui, dalla rabbia scaraventava di sotto al su' culo uno de' sette cuscini, e quando fu all'ultimo, gambe mia! s'attentò per iscappare: ma lo presano subbito e per comando del Re fu impiccato in piazza in quel vero mumento.
Tutti allegri il Re, gli sposi e i convitati si siederno a mensa a far baldoria, e poi conclusan le nozze, e vienuta la sera ognuno andette a dormire.
Quando fa a mala pena giorno il giovane si levò, aperse la finestra e vedde dirimpetto una selva piena d'uccelli, sicché gli viense la voglia di cacciar là dientro: ma la moglie lo scongiurava a dismetterne il pensieri, e gli disse, che quella selva era incantata, e qualunque ci si [68] trovava per su' disgrazia, nun arritornava più a casa.
Il giovane però, coraggioso e temerario, appunto perché in nella selva ci si correva pericolo, s'incaponì d'andarci, e pigliato con seco il cane, la lancia e lo stioppo, fece partenza.
Lui aveva di già morti dimolti uccelli, e a un tratto deccoti si leva un temporale, che pareva il finimondo, con lampi, troni e saette da isbalordire, e l'acqua pioveva giù a bocca di barile. Il giovane, molle insino all'ossa, s'accanava per nuscir dalla selva, ma la via e' l'aveva spersa; sicché, acchiappo dalla notte, vedde una grotta e pensò meglio di bucar dientro e lì aspettarci il giorno.
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