Ecco perché il babbo volse serrarmi quaggiù in questa buca, e finiti i quaranta giorni, lui viene a ripigliarmi e mi rimenerà al palazzo reale in Egitto.
In nel sentire questo discorso Ferdinando s'isgomentò a bono: lui 'nfatti 'gli era pur troppo il figliolo del Re di Francia; ma nunistante stiede zitto e al ragazzo nun gliel'appalesò per nun ispaurirlo, e fra sé pensava intanto di starsene 'n sulle sue, perché la disgrazia annunziata dalla Strolaga nun avess'a succedere per su' propria volontà.
Così passorno insenza imbrogli trentanove giorni, e a tutt'e dua, ognuno per la su' parte, gli pareva oramai d'essere fora de' pericoli; quando in sulla sera del quarantesimo giorno dice il ragazzo:
- Domani viene 'l babbo a pigliarmi. S'ha da fare un bagno e pulirsi, perché lui ci trovi a modo, e io ti presenterò a lui come il mi' compagno che è stato con meco a spassarmi.
Dice Ferdinando:
- Sì, sì, facciamo il bagno, e te ci nentrerai per il primo.
Scaldano l'acqua nella tinozza e il ragazzo ci si attuffa dientro, e 'n quel mentre che 'gli era lì, dice:
- Ferdinando, i' ho sete. Che mi faresti una limonata?
- Subbito, - arrisponde Ferdinando, e piglia un coltello per affettare il limone.
I limoni gli avean messi su d'uno scaffale sopra la tinozza, e però Ferdinando ascese [76] su d'uno sgabello per arrivargli e tieneva il coltello in mano. A un tratto gli sbucchia un piedi e casca di tonfo addosso al ragazzo e col ferro gli trapassa la gola.
Figuratevi lo spavento e il dolore di Ferdinando!
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