Sicché Antonio salisce su e picchia all'uscio con le nocca delle dita, e subbito le imposte si spalancano. Nentra, e che ti vede! La scimmia s'era trasmutata in una bellissima ragazza, vestita da sposa e alla reale, che faceva maraviglia soltanto a guardarla.
Dice lei:
- Decco la vostra sposa. Agnamo.
Antonio, mezzo fora di sé dal contento, menò giù la sposa dientro la cappella, e tutti rimasano in nel vedere quel tocco di bella [85] ragazza; e messi gli sposi in sull'inginocchiatoio il prete gli benedisse, e Antonio diventò marito della ragazza.
Finita poi che fu la cirimonia, disse il Re:
- Ora 'gli è tempo di vedere i regali e decidere chi dev'essere l'erede del mi' regno.
Piglia la scatolina della moglie di Giovanni, l'apre e nusce un bell'uccellino.
Scrama il Re:
- Bello! propio bello! che un uccellino a quel mo' sia possuto star vivo rinchiuso lì per tanto tempo.
Doppo piglia la scatolina della moglie di Antonio, l'apre e ci trova del panno di lino; comincia a tirare su, e ne tira insino a cento braccia di tela.
Scrama più forte il Re:
- Ma questo è anco più maraviglioso e raro, che 'n questa scatolina accosì pigiata ci potessi star dientro una tela di lino di cento braccia! La decisione è già fatta: erede del trono non pol esser che Antonio.
In nel sentire queste parole Giovanni s'era tutto sconturbato; ma la moglie d'Antonio disse allora:
- Antonio del regno di su' padre nun n'ha bisogno punto, perché lui ce n'ha uno da sé; e però l'erede è Giovanni. Siccome Antonio è stato sempre del medesimo sentimento di sposarmi, abbeneché i' fussi sotto la figura d'una scimmia, lui ha rotto l'incantesimo che m'aveva legato assieme con tutt'i mi' sudditi.
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