Dunque ora Antonio diventa Re del regno ch'i' gli porto, per su' merito, in dota.
A male brighe dette queste parole lei si cavò di sotto al vestito una bacchetta e ne fece quattro pezzi, e gli diede a Antonio, perché gli buttass'a' quattro venti d'in sul tetto del palazzo. Antonio stiede agli ordini della su' sposa, e in un mumento tutte le scimmie che si trovavano 'n città e che eran reste a casa, ritornorno chi omini, chi donne, signori, signore, artigiani, contadini, cavalli e bestie d'ugni sorta; e doppo pochi giorni, finite le feste dello sposalizio, Antonio con la su' moglie se ne partirno e andiedano a pigliar possesso del su' regno: addove camporno allegri o contenti, e ebban de' figlioli, e insomma,
Se la godiedano e se ne stiedano,
E a me nulla mi diedano.
NOVELLA XI
* Zuccaccia
(Raccontata dalla Luisa vedova Ginanni)
A un Re che aveva moglie, questa gli s'ammalò a un tratto, sicché in pochi giorni lei 'gli era vienuta in fin di vita; il Re, disperato, steva sempre al capezzale del letto a assistere la su' donna e diceva:
- Cara consorte, se tu mori, i' nun vo' più donne d'attorno. I' ti prometto di restar vedovo e piagnerti insin ch'i' campo.
La moglie però gli arrispose:
- Caro sposo, questo poi no, nun lo dovete fare. I' vi lasso una bambina sola, e vo' siete in nell'obbligo d'avere un erede mastio al trono. Dunque ripigliate moglie; ma pigliate una donna di par vostro, e che gli stia 'n dito quest'anello.
E 'n quel mentre che parlava accosì, lei si cavò l'anello da sposa e lo diede al Re, e doppo pochi mumenti rese l'anima a Dio.
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