Arrisponde la balia:
- Che! altezza, no' si viene da lontano in cerca di fortuna. Questa che è con meco si chiama Zuccaccia.
Scrama il figliolo del Re:
- Oh! guarda che 'gli è buffa! Che me la daresti, massaia, codesta Zuccaccia? La 'mpiegherei al mi' servizio in nella stalla a custodire i cavalli, in nella cucina a far da sguattera...
- Guà, se gli comida, - arrispose Zuccaccia, - i' sono a su' comandi.
Insomma Zuccaccia rientrò al servizio del figliolo del Re, che la mettiede a badare a' cavalli e a sciacquare i piatti col coco; ma siccome la gli pareva a lui che parlassi bene e buffo, tutti i giorni 'gli andeva a conversazione con la Zuccaccia.
La balia, quando ebbe assicurato la ragazza, se n'andiede pe' fatti sua.
Doppo qualche giorno disse il figliolo del Re a Zuccaccia, che 'gli era lì per la cucina:
- Sai, Zuccaccia? Tutti gli anni i' ho per uso di dare tre feste da ballo, e c'invito cavaglieri e dame d'ugni paese, anco di lontano.
- Fa bene a divertirsi, - gli arrisponde Zuccaccia; - e di belle donne nun gliene mancheranno a tienerlo allegro.
Dice il figliolo del Re:
- Zuccaccia, vo' tu vienire alla mi' festa da ballo? - e siccome in quel mentre lui aveva preso in mano la paletta, la picchiò in sulle ginocchia della Zuccaccia.
Risponde Zuccaccia:
- Lei fa per minchionarmi. Che son io da andare sur una festa da ballo?
Viene la sera della festa e nun si pole descrivere quanta ma' gente che c'era; signore e signori d'ugni qualità e ballavano a più nun posso.
Tutt'a un tratto deccoti comparisce una dama con un vestito di seta color d'aria e tempestato con le stelle del cielo, con una faccia di paradiso e i capelli biondi giù per le spalle.
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