E per isposo il Re tu nun avesti.
Risponde Bell'-e-fatta:
- I' ci ho piacere che sia contento, Maestà; e anco io starò meglio. Ma per gli Strolaghi poi gli dico:
Che se piace a Dio,
Il Re sarà un bel dì lo sposo mio.
Scrama il Re:
- Senti, Bell'-e-fatta, tu sie' proprio ammattita a parlare accosì, quando tu sai che la sposa i' l'ho già pattovita.
Passò il mese e l'Ambasciatore torna dal Re a invitarlo per lo sposalizio, sicché il Re col su' treno parte per andarsene nel Portogallo: infrattanto l'Ambasciatore, con altri cento scudi di regalo e le solite promesse, doppo dimolti contrasti s'era fatto dare Bell'-e-fatta dalla matrona guardiana, e per mare l'aveva al solito menata alla Regina del Portogallo 'nnanzi che ci arrivass'il Re.
La Regina dice allora a Bell'-e-fatta:
[101] - Questo poi 'gli è il vero mumento di darmi retta e fare tutto quello che t'ordino, se te vòi quello che t'ho promesso in nel contratto che ti diedi.
Arrispose Bell'-e-fatta:
- I' starò a su' ordini. Lei comandi pure.
La Regina la fece mettere in un bell'appartamento, e gli disse di vestirsi da sposa per il giorno doppo, e che operassi secondo quanto gli avrebbe lei insegnato; che sposato il Re all'altare, si ritirass'in cammera e a desinare non venissi, fingendo di sentirsi un po' male; ma a cena sì, ci doveva essere, e mescere al Re il vino d'una bottiglia che lei gli voleva dare lì a tavola; e poi doppo, quando fussano nentrati in cammera e il Re si spogliava mezzo assonnato dal vino bevuto, Bell'-e-fatta aveva da trandugiare a levarsi i panni con la scusa di dire le su' orazioni, e come il Re 'gli era addormentato per bene sonare un campanellino che gli mettiede tra le mane.
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