Un giorno la Regina gli disse:
- Ma che propio vo' nun sapete far nulla?
Arrisponde la vecchia:
- Che vole! Quand'i' avevo soltanto quindici anni i' sapevo fare dimolte cose, e anco filavo bene e cucivo. Ma ora, con questi mi' occhi i' lavoro male, e le mane e le labbra nun mi servan più al filato.
Dice la Regina:
- In ugni mo', vi potete almanco provare a filarmi un po' di lino, tanto per nun v'annoiare.
E la vecchia:
- Guà! i' farò l'ubbidienza.
Gli fece dunque portare la Regina del lino scardassato, e la vecchia, quando tutti furno iti via, si serrò a chiave in cammera e, cavatosi d'addosso la finta buccia, filò tutto quel lino, che era proprio una maraviglia a vedersi. Il figliolo del Re, la Regina e tutta la Corte rimasano sbalorditi, che una vecchia grinzosa, mezzo cieca e con le mane tremolanti avessi possuto lavorare a quel modo.
Doppo un po' di tempo dice la Regina alla vecchia:
- Siccome vo' lavorate tanto bene di filato, vo' dovete provarvi a cucire una camicia al mi' figliolo.
E la vecchia:
- Com'i' so e posso, veh!
Gli portorno dunque della tela sopraffina; e la vecchia, serrata al solito la porta di cammera sua, tagliò e cucì la camicia tutta di trapunto, e nella pettorina ci ricamò delle rappe a fiori d'oro, ché di meglio era 'mpossibile trovare. Tutti, guà! 'gli è naturale, erano istupiditi e nun sapevano che si pensare di simile bravura.
Ma il figliolo del Re poi nun era [109] dimolto persuaso, che non ci fussi qualche malìa sotto, e però si mettiede 'n capo di scoprire ugni cosa; perché lui ragionava 'ntra di sé accosì:
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Regina Regina Regina Regina Corte Regina
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