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      Quando fu finito il desinare, disse la sposa a su' padre:
      - E lei, che è vienuto di tanto lontano, com'è contento di queste feste? Perché lei nun ha mangiato nulla?
      Dice lui:
      - Che vole! Se 'gli è uso di questi paesi, istarò zitto; ma la robba insenza sale io nun la posso mangiare.
      - Dunque lei al sale gli vole bene? - addimandò la sposa.
      Dice lui:
      - Sicuro, ché insenza sale i' nun so fare io.
      - Oh! allora, signor padre, - scramò la sposa, - perché mi mandò via di casa, [110] quand'i' paragonai il bene ch'i' gli volevo al bene ch'i' voglio al sale?
      A queste parole 'mprovvise il padre s'accorgette che era la su' figliola e disse forte:
      - T'ha' ragione! I' feci male dimolto, e ti chieggo perdono, e ti benedisco con tutto il core.
      Accosì, fatte le paci e tornati tutti d'accordo, si feciano grandi allegrie, ché di simili nun se n'eran ma' viste, e poi ognuno ritornò a casa sua lassando gli sposi a godersela libberamente.
     
     
     
     
      NOVELLA XIV
     
     
     
      * Le Tre Melangole d'Amore
      (Raccontata dalla Luisa vedova Ginanni)
     
     
     
      Ci fu una volta il figliolo d'un Re, che a nissuno gli era rinuscito mai di farlo ridere, sicché lui steva ugni sempre serio da far cascare il pan di mano soltanto a vederlo a quel modo col su' muso duro; ma gli accadette un giorno che questo giovanotto era affacciato alla finestra del su' palazzo, e deccoti vieniva per la strada una vecchiaccia redicola con una boccettina di vetro piena d'olio in mano. Quando dunque la vecchiuccia fu sotto la finestra d'addove era affacciato quel figliuolo di Re, a lei gli si sciolse una calza, e subbito s'acchinò per rilegarsela e posò la boccettina lì in sulle lastre.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





Tre Melangole Amore Raccontata Luisa Ginanni