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      Al figliolo del Re gli viense in capo di fargli una burla a quella vecchiuccia; piglia un sassolino e, spenzolata la mana, glielo lassa cascare diritto in sulla boccettina, sicché gliela mandò in cento pezzi e tutto l'olio si sparse per le terre.
      La vecchiuccia si mettiede a fare mille versacci e al figliolo del Re, in nel vederla a quel mo' arrabinata, gli scappò via a un tratto la serietà e cominciò a ridere a crepabudelli. La vecchiuccia, sentendo quel ridere a canzonatura, s'arrivolse in su tutta imbizzita con un visaccio pieno di rabbia, e scotendo una mana disse:
      - Che tu non possi aver ma' pace insino a tanto che tu nun abbi trovo le Tre Melangole d'Amore!
      Il figliolo del Re a quell'imprecazione da prima nun ci abbadò dimolto; ma da quel giorno nun stiede più con la pace sua, e' gli aveva una smania addosso, che nun c'era rimedio.
      Finalmente, disperato, disse al Re su' padre:
      - Sentite, babbo, i' nun so quel che mi sento, ma i' nun riavrò la pace [112] più 'nsino a che nun ho trovo le Tre Melangole d'Amore. Lassatemi andar via a cercarle.
      Il Re lo voleva persuadere, che la sua 'gli era una malinconia; ma quando vedde che il figliolo s'ostinava nel su' pensieri, gli diede il permesso di girare il mondo a su' piacimento.
      Sicché dunque il giovanotto prese un cavallo e delle monete in una borsa, e fece partenza da casa sua. Cammina cammina, che 'gli avrà camminato dimolte centinaia di miglia, e dappertutti i paesi addomandava delle Tre Melangolo d'Amore; ma nissuno gliele sapeva insegnare e nun l'avevan sentute nemmanco nominar mai.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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