- Eppure te l'avevi indovino! Il Re 'gli ha ditto, che il mortaio 'gli era bello, ma che ci mancava il su' pestello.
Arrispose Grisèlda:
- I' l'ho caro, che anco il Re sia vienuto nel mi' 'pensieri.
Dice il contadino:
- Ma c'è di più. Il Re vole provare se tu sie' savia davvero. Bada quel che t'ha mando. T'ha mando questo 'nvolto e col lino che c'è dientro, lui comanda che tu gli faccia subbito un panno di cento braccia; ma subbito, perché lui n'ha bisogno. E come fara' tu con questi tre lucignolini di lino a contentarlo?
- Date qua ch'i' vegga, - dice Grisèlda.
Lei dunque pigliò quello 'nvolto, e in nello scotere i lucignolini del lino gli cascorno per le terre tre lische; sicché lei s'acchina e le raccatta, poi le ravvolge daccapo dietro alla medesima carta e le porge a su' padre, dicendo:
- Tornate 'nsenza 'ndugio dal Re e ditegli da parte mia, ch'i' son pronta a servirlo nel su' desiderio; ma che siccome mi manca il telaio, che me lo faccia lui con queste tre lische e me lo mandi subbito, se vole presto la tela.
Scrama, il contadino:
- Ma che sie' matta a farmi fare di simil imbasciate?
Arrisponde in sul serio Grisèlda:
- Voi andate, fate a mi' modo, e nun abbiate sospetto di nulla. Gnamo, sbrigatevi.
Il contadino torna dunque dal Re e gli fa l'imbasciata che [122] gli aveva detto Grisèlda.
Dice il Re:
- Ma sapete che vo' dovete essere al possesso d'una figliola dimolto svelta! I' sono al disotto al su' paragone. Tant'è, i' la voglio vedere e cognoscere in ugni mo'? Vo' gli avete però a dire, comando di Re, che la si presenti al palazzo domani, né digiuna né satolla, né pettinata né scarruffata, né vestita né spogliata, né a piedi né a cavallo.
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Grisèlda Grisèlda Grisèlda Grisèlda
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