Insomma, nascette una lite buscherona, che nun rifiniva mai, sicché tutti e dua i leticatori se n'andiedano davanti al Re, perché lui decidessi; e il Re, sentute le ragioni delle parti, sentenziò che il muletto e' l'aveva figliato il carro e che però gli era del contadino.
Figuratevi la disperazione del fattore, ché gli pareva dimolto ingiusta la sentenzia del Re! E dappertutta la città lui si lamentava di questa sentenzia, e tutti lo compativano e gli dicevano:
- Eh! quando la Regina deva anco lei il su' parere, di questi simili sbagli nun ne succedevano davvero.
Dice il fattore:
- Che nun gli si pole parlar punto alla Regina?
Arrisponde uno:
- Che! 'gli è quasi impossibile. E poi, che vole? Lei nun sentenzia più, perché il Re l'ha proibita.
Dice il fattore:
- Se mi rinuscissi però, i' gli vorrei almanco parlare.
E s'incammina in verso il palazzo reale.
Arrivo che fu il fattore al palazzo reale, s'accosta a un cammerieri e gli domanda:
- Galantomo, che si potrebb'egli parlar du' parole alla Regina?
Arrisponde il cammerieri:
- Che! 'gli è difficile, perché il Re l'ha proibita di dar sentenzie. In ugni mo', i' mi posso anco provare a fargli motto, e sentire se lei vole ricevervi.
E difatto sale su al quartieri della Regina, e gli dice che c'è un omo che gli vole parlare.
Fa la Regina:
- Vienga pure, i' l'ascolterò.
Dunque il fattore monta le scale e lo menano in nella stanza della Regina, e doppo gl'inchini e le reverenzie, lui gli racconta la brutta sentenzia del Re e gli addomanda se c'è un rimedio.
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Regina Regina Regina Regina Regina Regina
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